Gucci: una corsa in ascensore (prima parte)


In inglese l’espressione elevator pitch indica un breve discorso di presentazione: di sé stessi, della propria attività, o di un’idea alla ricerca di finanziatori. 

E visto che negli affari, oggi più che mai, vale la regola il tempo è denaro, l’elevator pitch deve durare quanto una corsa in ascensore.
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Se Guccio Gucci l’avesse saputo, quando lavorava come addetto all’ascensore del prestigioso Hotel Savoy di Londra, probabilmente avrebbe già trovato all’epoca dei finanziatori interessati alla sua attività.

Guccio nacque a Firenze nel 1881 da una famiglia di artigiani, produttori di cappelli di paglia.

La bottega di famiglia fallì quando il giovane Gucci aveva 17 anni e così si imbarcò per Londra dove trovò lavoro nel lussuoso Hotel Savoy, il primo al mondo a essere dotato di un ascensore.

Portare su e giù i facoltosi clienti dell’albergo diede l’opportunità a Guccio di osservare molto da vicino gli accessori con cui viaggiavano.
Quei bagagli così eleganti non erano semplici articoli da viaggio ma dei veri e propri indicatori di status sociale.

Tornato a Firenze, Guccio lavorò per un negozio di antiquariato, si sposò e mise su famiglia con Aida Calvelli, che lavorava nella sartoria paterna.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale dovette partire per il fronte e fece ritorno a Firenze alla fine del conflitto. La città era distrutta ma lui riuscì a trovare lavoro in un’azienda specializzata in prodotti di pelle, dove imparò il mestiere sul campo, sia il lato artigianale che quello commerciale. 

Guccio si fece subito notare e infatti poco dopo gli fu chiesto di andare a dirigere un nuovo negozio a Roma. Mentre faceva la spola tra la capitale e Firenze, il suo sogno prendeva forma: con le esperienze accumulate negli anni e i risparmi della moglie riuscì finalmente ad aprire un negozio tutto suo: la Valigeria Guccio Gucci. 

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