Nell’ambito del sistema tributario italiano la classificazione più rilevante è quella tra imposte dirette e imposte indirette.
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Le prime colpiscono il reddito e il patrimonio, mentre le seconde agiscono sul consumo e sul trasferimento dei beni.
L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) è tra le imposte dirette più conosciute e si ispira proprio a quel principio di progressività citato nell’articolo 53 della Costituzione, a differenza delle altre imposte, che sono proporzionali.
L’IRPEF agisce sul reddito del contribuente, cioè sulla sua produzione annuale di ricchezza.
Le aliquote
La percentuale che si applica sui redditi, si chiama aliquota e si determina in base all’imponibile.
L’imponibile è la somma dei redditi, derivanti da lavoro (come lo stipendio), da rendite finanziarie (dividendi e cedole sugli investimenti), o da rendite immobiliari (per esempio se ho una casa e la do in affitto).
Nell’IRPEF, la progressività, cioè la determinazione dell’aliquota da applicare sull’imponibile, avviene per classi (o scaglioni).
Questo vuol dire che l’aliquota varia da una classe di reddito all’altra.
A titolo di esempio, fino a un reddito imponibile di 15.000€ l’aliquota IRPEF è del 23%, mentre dai 15.001 € fino a 28.000€ l’aliquota passa al 27%).
Un imposta personale
L’IRPEF è un’imposta personale perché tiene conto della situazione familiare del contribuente. Se ha dei figli a carico, avrà diritto a maggiori detrazioni, cioè all’abbattimento dell’imponibile, prima del calcolo dell’imposta.
Inoltre, una volta calcolato l’ammontare da pagare, si possono detrarre una percentuale di somme pagate durante l’anno a titolo di spese mediche, oppure interessi passivi sul mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale, o anche le spese universitarie, o l’abbonamento annuale al trasporto pubblico.
Equità di trattamento
La sola applicazione dell’imposta sul reddito non garantisce però l’equità di trattamento tra i contribuenti.
Se Anna guadagna 100 e Marco guadagna 100 pagano le tasse in base al loro scaglione di reddito, ma se Anna non possiede case e Marco ne possiede cinque, allora lui dovrà pagare un’imposta diretta anche sul patrimonio.
Un esempio è l’IMU, l’imposta municipale da pagare al Comune dove si trovano gli immobili di proprietà. Naturalmente, sull’abitazione principale (o prima casa), cioè quella dove una persona vive, ci sono delle agevolazioni.
Se l’IRPEF è un’imposta personale, l’IMU è un’imposta reale, che considera soltanto i beni del contribuente, senza tenere conto, per esempio, che questo possa avere un reddito basso e nonostante ciò, essere proprietario di tre case.
Negli ultimi anni, buona parte degli italiani si sono ritrovati proprio in una situazione di questo tipo.
In alcuni casi avevano ereditato degli immobili dai genitori o dai nonni, ma, avendo perso il lavoro a causa della crisi economica, è stato molto difficile sostenere il carico fiscale derivante dal possesso di questi beni, oltre che molto difficile trovare qualcuno a cui affittarli.
Qui si potrebbe fare una lunga, lunghissima digressione, sull’ossessione per il mattone, che insieme al materasso, è stato per anni la forma di investimento preferita dagli italiani.
Ma vi prometto che ci torneremo presto.
Ascolta il podcast (voce e musica di Marco Chiappini)