Il settimo cerchio è per i violenti: Dante lo suddivide in tre gironi, i violenti contro il prossimo, i violenti contro sé stessi, e i violenti contro Dio e contro la natura.
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Nel primo girone ci sono gli omicidi, i predoni, i tiranni, e i briganti.
Nel secondo girone troviamo i suicidi e gli scialacquatori, questi ultimi sono quelli che hanno dilapidato grandi fortune.
Nel terzo ci sono i bestemmiatori, i sodomiti, e gli usurai.
Che girone infernale!
Vi può capitare di sentire questa espressione in Italia, che indica un luogo o una situazione caotica dove non si capisce nulla.
Un’altra espressione che ha lo stesso scopo è che bolgia!
Prima di arrivare al nono e ultimo cerchio, quello dei traditori, Dante percorre l’ottavo dove ci mette i fraudolenti.
In pratica gli imbroglioni.
E ce ne sono di talmente tanti tipi che divide il cerchio in ben dieci fosse circolari.
Le bolge, appunto.
Che bolgia!
Molti di questi peccati erano legati al periodo storico in cui viveva Dante, ma alcuni sono ancora attuali.
Come per esempio i ruffiani e i seduttori. I primi conducono con l’inganno le vittime nel letto di chi vuole avere un rapporto fisico con loro, in cambio di un tornaconto, ovviamente.
I secondi invece seducono per il proprio piacere.
Oppure ci sono gli adulatori, una specie che non muore mai, che fanno tanti complimenti soltanto perché vogliono ottenere qualcosa in cambio.
I simoniaci invece si occupavano della compravendita delle cariche ecclesiastiche.
I maghi e gli indovini non credono nella scienza né in Dio e convincono gli altri di poter prevedere il futuro.
E poi c’è un peccato sempreverde, quello commesso dai barattieri, che si sono arricchiti grazie cariche pubbliche che ricoprono. In pratica, il reato di concussione.
Gli ipocriti, i ladri, i falsari. Tutti nelle loro bolge.
E i seminatori di discordia, la versione medievale dei moderni hater.
Insomma, un macello…un casino…una bolgia!
Ascolta il podcast (voce e musica di Marco Chiappini)
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