Febbraio 2021. Quando Sergio Mattarella convoca Mario Draghi al Quirinale per affidargli il governo, il pensiero corre subito ad un suo predecessore eccellente, Carlo Azeglio Ciampi.
Se tutte le strade portano a Roma, quelle di Draghi e Ciampi li hanno portati precisamente a via Nazionale e a Palazzo Chigi.
Mario Draghi, il Ciampi boy
Ai vertici di Bankitalia per 14 anni, Carlo Azeglio Ciampi è stato Primo Ministro del governo tecnico voluto dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro nel 1993.
Di Scalfaro, Ciampi sarà poi il successore al Colle, nel 1999.
Durante le sua carriera come uomo di governo, Ciampi ricoprirà anche il ruolo di Ministro del Bilancio per il governo di Romano Prodi. In quel periodo, Ciampi creerà una squadra di giovani economisti per salvare l’Italia dall’esclusione dall’euro.
I giornali li chiamano i Ciampi boys, e il primo ad essere appellato in questo modo è Mario Draghi, che nel 1991 è diventato Direttore Generale del Tesoro proprio su segnalazione di Carlo Azeglio Ciampi e che nel 2006 diventerà Governatore della Banca D’Italia.
Ciampi, da Via Nazionale a Palazzo Chigi
Il governo guidato da Giuliano Amato si dimette il 22 aprile 1993 dopo dieci mesi di agonia.
C’è bisogno di un governo d’emergenza guidato da un tecnico autorevole che porti il Paese alle elezioni del 1994.
Per mezzo secolo in Italia ha governato un sistema politico che sta cadendo per mano dell’inchiesta Mani Pulite, partita nel febbraio del 1992 dalla Procura di Milano. Sempre nel 1992, a maggio e a luglio, Cosa Nostra ha ucciso i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Quell’ondata di terrore non si sarebbe fermata: nell’estate del 1993, pochi mesi dopo la caduta del governo Amato, altre bombe sarebbero scoppiate tra Firenze, Roma e Milano.
E’ in questo clima che Oscar Luigi Scalfaro vara il primo “governo del presidente” della storia, l’ultimo della Prima Repubblica.
Lo affida a Carlo Azeglio Ciampi, che in quel momento è il Governatore della Banca D’Italia.
Il governo Ciampi: antefatto
Teniamo bene a mente in che periodo storico siamo.
Primi anni Novanta. Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 il Partito Comunista Italiano (PCI) cambia nome e diventa PDS Partito Democratico della Sinistra. Alla guida del cambiamento c’è Achille Occhetto, che dal 1988 è segretario del PCI di cui decide lo scioglimento e la fondazione del nuovo partito, con un orientamento verso la socialdemocrazia. Il PCI si scioglie il 3 febbraio 1991. Il nuovo partito, il PDS, nasce subito dopo, l’8 febbraio, con Achille Occhetto come segretario.
Il governo più veloce della storia
Torniamo all’aprile del 1993 e al governo tecnico di Ciampi.
Le consultazioni durano due giorni. Dopo 72 ore, ecco il governo: ci sono ministri tecnici, ma anche puri politici tout court. Ci sono pure quattro ministri di sinistra: tre ex-comunisti (ora PDS) e un Verde (il giovanissimo Francesco Rutelli, che non ha nemmeno 40 anni e a dicembre di quello stesso anno diventerà sindaco di Roma).
Si dimettono tutti e quattro dieci ore dopo aver giurato.
Quello stesso giorno la Camera vota a maggioranza contro due richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi (segretario del Partito Socialista), accusato di corruzione.
Ricordate? Siamo in piena Tangentopoli e le richieste di procedere contro Craxi arrivano dai magistrati di Mani Pulite.
Il PDS e i Verdi (insieme ad altri partiti tra cui la Lega e il Movimento Sociale Italiano, la destra nazionale) votano a favore del procedimento giudiziario. Per questo, nel neonato PDS la tensione era parecchia: indotto dalle pressioni interne, Achille Occhetto decide di ritirare i tre ministri del suo partito dal governo Ciampi, a titolo di protesta contro la decisione della Camera. Anche il partito dei Verdi ritirerà Rutelli dal nuovo governo.
Un governo di scopo
Risolta la questione ministri, il governo va avanti per sette mesi.
Carlo Azeglio Ciampi lavora sul pareggio di bilancio, sulla difesa dei redditi dall’inflazione, sulla nuova spinta verso l’Europa, dopo il trattato di Maastricht del febbraio 1992, e riesce a restituire all’Italia fiducia e credibilità.
Il 13 gennaio 1994 Ciampi rassegna le dimissioni, ma resta formalmente in carica fino all’11 maggio 1994. La caduta del governo non è improvvisa, si sapeva già che sarebbe stato un governo di scopo.
Quale scopo?
Quello di votare la legge elettorale che i cittadini avevano chiesto attraverso un referendum proprio nell’aprile del 1993.
La legge si chiama Mattarellum, dal nome del suo relatore, Sergio Mattarella.
Considerato una buona legge poiché prevede una rappresentazione più fedele della volontà popolare, il Mattarellum resterà in vigore fino al 2005.
Verso l’Euro
Con la fine del governo Ciampi si chiude la Prima Repubblica.
Chiamato dai governi di centro-sinistra a ricoprire il ruolo di Ministro del Tesoro, dal 1996 al 1999, Carlo Azeglio Ciampi preparerà il Paese negli anni che precedono l’entrata in vigore della moneta unica nel 2002, evento a cui assisterà da Presidente della Repubblica.