Carlo Ponzi viene condannato a cinque anni di prigione per frode postale, ma ne sconta tre e sei mesi. Dopo il carcere si dedica nuovamente alle truffe negli Stati Uniti, per poi a tornare in Italia e fare il mestiere di traduttore per una compagnia aerea italiana che ha rapporti con il Brasile.
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Sarà proprio in Brasile che vivrà gli ultimissimi anni della sua vita, sbarcando il lunario tra vari lavoretti, prima di morire, nel 1949.
La morte di Carlo Ponzi non mette fine al suo diabolico schema, che negli anni è stato praticato da personaggi senza scrupoli e alla ricerca di guadagni facili e veloci.
Perché c’è chi cade ancora nella trappola Ponzi?
Ma fermiamoci un attimo.
Se lo schema Ponzi è così noto, perchè ci sono ancora oggi persone che cadono nella trappola?
Eppure è chiaro a tutti che a un basso rischio di un investimento corrisponde un altrettanto basso rendimento.
Che cosa spinge alcune persone a investire in un’operazione che promette, contro ogni legge di mercato, un capitale garantito e tassi di rendimento stellari?
La risposta è sempre la stessa: l’avidità.
E aggiungerei anche la scarsa educazione finanziaria, di cui si parla molto, ma mai abbastanza.
E anche la resistenza di alcune persone a non voler approfondire certi temi, preferendo a volte tenere fermi i soldi oppure affidandosi completamente a sedicenti promotori, che agiscono in pieno stile Ponzi.
Bernard Madoff
Tra i seguaci di questo stile, non si può non ricordare Bernard Madoff, ex Presidente del NASDAQ, uomo molto in vista a Wall Street, il cui schema Ponzi iniziato negli anni Sessanta saltò nel dicembre del 2008, proprio nel della crisi finanziaria, quando non fu più in grado di onorare le richieste di disinvestimento.
Madoff fu arrestato e condannato a 150 anni di carcere con l’accusa di truffa e per aver causato un ammanco di circa 65 miliardi di dollari ai suoi clienti.
Tra questi, vantava anche personalità dello star-system hollywoodiano come Steven Spielberg, Kevin Bacon, Kyra Sedgwick, e John Malkovich.
Il caso Giuffrè
Anche in Italia, in anni recenti, c’è stato un caso molto simile a quello di Madoff (di cui parleremo la prossima settimana), ma ce n’è un altro meno famoso e altrettanto importante che risale al 1958.
L’ex impiegato di banca Giovanni Battista Giuffrè aveva iniziato a occuparsi della ricostruzione di chiese e conventi danneggiati dalla seconda guerra mondiale, per conto di enti ecclesiastici.
La reputazione che si era creata, stando a contatto con gli istituti religiosi, gli aveva fatto ottenere la fiducia dei privati cittadini che gli affidavano i risparmi e a cui Giuffrè prometteva tassi di interesse altissimi.
Lo schema Ponzi applicato da Giuffrè saltò, come da copione, e il caso contribuì all’introduzione in Italia di una normativa più severa sulla raccolta di risparmio, che poteva essere effettuata solo da soggetti autorizzati dalla Banca D’Italia.
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