Secondo l’articolo 53 della Costituzione Italiana
tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività
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Progressivo vuol dire che l’imposta da pagare deve aumentare in misura più che proporzionale rispetto al reddito e alla ricchezza del contribuente.
Questo fondamentale principio di giustizia tributaria è collegato al principio di uguaglianza contenuto nell’articolo 3 della Costituzione, che sostiene che
è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Le imposte e le tasse rappresentano lo strumento più importante proprio per la rimozione di quegli ostacoli di cui parla l’articolo 3.
Imposte e tasse: un po’ di chiarezza
A volte si fa confusione con i termini imposte, tasse, tributi, o si dice impropriamente che “ad aprile si calcolano le tasse”, quando in realtà ci si riferisce alle imposte dirette.
Prima di vedere da vicino quali sono le principali voci di entrata del bilancio dello stato, facciamo un po’ di chiarezza lessicale.
E anche un pizzico di storia.
L’imposta è un prelevamento obbligatorio di ricchezza da parte dello Stato, per far fronte a obiettivi di interesse generale, di cui beneficia tutta la collettività.
La tassa è la controprestazione di un servizio reso dallo Stato o da un ente pubblico ad un privato cittadino, dietro domanda di quest’ultimo.
Ci sono le tasse scolastiche, quelle universitarie, quelle amministrative, oppure quelle sui rifiuti, che si pagano per avere un servizio, come l’istruzione oppure un certificato anagrafico, o il ritiro della spazzatura.
Un termine sinonimo di tassa è tributo, che risale all’Antica Roma: si trattava infatti della contribuzione obbligatoria dei cittadini allo Stato, il cui calcolo avveniva in base alle ricchezze possedute e il pagamento era effettuato da ciascuna tribù (una specie di distretto amministrativo).
Da qui il nome latino tributum.
Il sostantivo tributo, insieme all’aggettivo tributario, (tributarium in latino) arrivano ai giorni nostri passando per le varie epoche storiche che si sono poi succedute, prendendo anche l’accezione negativa, come quella di un pagamento estorto con prepotenza.
Accezione che probabilmente, dato l’elevato tasso di evasione fiscale molto alto in Italia, deve essere rimasto nella memoria dei contribuenti di oggi.
Che probabilmente non conoscono bene i principi ispiratori della Costituzione Italiana.
Ascolta il podcast. Voce e musica di Marco Chiappini