Un titolo di credito per essere affidabile deve essere coperto.
E la nota di credito aveva la copertura dell’oro che si trovava nei forzieri dell’orafo.
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Fu per questo motivo che a un orafo, di cui non conosciamo l’identità, venne in mente di usare l’oro che aveva in cassaforte, e che era suo, per prestarlo a chi temporaneamente non ne aveva.
Questo aggiunse due funzioni classiche delle banche: l’erogazione di prestiti e la creazione di moneta in circolazione.
Quando prestavano l’oro, di fatto gli orafi potevano emettere una nota di banco a favore del loro debitore, creando così nuova moneta da spendere.
Naturalmente il valore dei crediti che gli orafi vantavano nei confronti di coloro a cui avevano concesso un prestito, e il valore dei debiti verso i mercanti che avevano depositato l’oro in custodia, doveva essere pari. Questo per garantire solidità e stabilità.
Il rischio a cui questi proto-banchieri si esponevano era quello di liquidità.
Che cosa avrebbero fatto se, nella stessa giornata, tutti i possessori di note di banco, esigibili a vista, si fossero presentati per riscuotere l’oro che avevano dato in prestito, a medio o lungo termine?
Era un rischio razionale e calcolato, a cui gli orafi riuscivano comunque a far fronte.
Pensate a cosa succederebbe a una banca, se tutti i possessori delle sue obbligazioni volessero indietro il capitale investito, e, allo stesso tempo, tutti i titolari di mutuo non pagassero regolarmente le rate….
Anzi, no. Non ci pensate…
Ascolta qui il podcast (voce e musica di Marco Chiappini)