La nascita delle moderne banche è una storia tutta italiana e risale all’epoca rinascimentale, durante gli scambi commerciali che partivano dalle Fiandre e dal nord Italia, le due regioni più sviluppate d’Europa.
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La moneta di scambio delle merci era l’oro, che, oltre a servire nei pagamenti, era anche oggetto di lavorazioni artigianali da parte degli orafi.
Per conservare l’oro, questi usavano delle casseforti molto robuste.
Fu così che iniziarono a offrire un servizio di custodia ai mercanti che non volevano rischiare la pelle, andando in giro con tutto quell’oro che gli sarebbe servito per il commercio.
In Toscana o a Genova, non si sa precisamente dove, nacque la prima funzione della banca moderna. Il mercante depositava l’oro e otteneva in cambio una ricevuta.
La ricevuta sarebbe servita non tanto per riottenere indietro il denaro dall’orafo che lo aveva in custodia, ma per riscuotere una quantità di oro uguale a quella scritta sulla ricevuta, magari da un orafo di un’altra città e dietro il pagamento di una commissione.
La ricevuta si chiamava “nota di banco”, perché veniva firmata dall’orafo sul suo banco di lavoro; è facile intuire come questo titolo di credito a tutti gli effetti, sia l’antenato del moderno assegno.
Moderno, si fa per dire.
La prossima settimana la seconda parte del podcast sull’origine delle banche.
Ascolta il podcast (voce e musica di Marco Chiappini)