“Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.”
Questa cosa la diceva Adolf Huxley e aveva ragione da vendere.
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Anche le crisi finanziarie sembrano non aver insegnato niente ai risparmiatori e piccoli investitori che molto spesso si sono lasciati attrarre dalla speranza di guadagni sempre più alti, e si sono ritrovati, invece, con perdite piuttosto pesanti.
Quando si investe sui mercati, oltre a dover essere informati e soprattutto ben coscienti delle nostre esigenze di liquidità a breve termine, c’è un altro fatto che non si può tralasciare: l’obiettivo di guadagno.
Se compro a 100 e stabilisco che il 5% in un anno mi va bene (e con gli attuali tassi di mercato il 5% è decisamente un signor tasso), allora se passati 12 mesi il valore di quel titolo è 105, ho raggiunto il mio obiettivo.
Quindi vendo, e porto a casa il risultato.
A volte entra in gioco l’emozione (e anche l’avidità).
Perchè vendere se il titolo è in una fase rialzista e potrebbe arrivare a 110?
Già. Perché?
Forse perché potrebbe arrivare una giornata nera che mi fa perdere sia il guadagno che non ho incassato che una parte del capitale investito.
La storia ci ha insegnato tante volte che questo rischio c’è e può accadere in qualsiasi momento.
Ma c’è un altro fattore di pancia che gioca un brutto tiro.
“Se io vendo a 105, porto a casa il risultato, e poi quel titolo va a 110?”
Quando si investe sui mercati l’emozione l’avidità, l’irrazionalità, dobbiamo lasciarle da una parte.
Stabilire un obiettivo è fondamentale.
E arrivati a quell’obiettivo venderemo e guadagneremo.
E poi ce ne pentiremo.
Ma almeno avremo portato a casa il nostro obiettivo.
Ascolta il podcast (Speaker e musica Marco Chiappini)