Oltre al mercato primario e a quello secondario anni fa ce n’era anche un terzo, che prendeva appunto il nome di Terzo Mercato.
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Sul primo si quotano titoli di nuova emissione e mai usciti sul mercato.
Il secondo, noto come mercato di Borsa, riguarda i titoli già in circolazione.
Sul terzo mercato si scambiavano titoli di una certa notorietà ma non ammessi ai mercati ufficiali, oppure in attesa di essere quotati per la prima volta.
Le contrattazioni erano spontanee, e le regole le facevano i venditori.
La storia
Si trattava di un mercato non ufficiale, non regolamentato, e senza alcun controllo sul meccanismo di formazione dei prezzi.
Eppure verso la fine degli anni Novanta in molti si rivolgevano a questo mercato grigio per acquistare quote di società assicurative o piccole banche e soprattutto di società high tech, che stavano emergendo proprio in quel momento.
Le operazioni si facevano alla vecchia maniera (carta e penna), e sembra addirittura che gli scambi avessero luogo nel retrobottega di un bar.
Nell’aprile del 2002 il terzo mercato è stato bloccato dalla CONSOB, l’organo di vigilanza per le operazioni di Borsa, per mancanza di trasparenza e regolarità; nell’estate di quello stesso anno è riapparso come mercato telematico, per chiudere i battenti nel 2006.
A cosa serve un terzo mercato?
Può aiutare a capire l’andamento di quei titoli che stanno per entrare nel mercato ufficiale attraverso il meccanismo di asta.
La presenza di un terzo mercato può ridurre il livello di incertezza che i potenziali acquirenti nutrono nei confronti di una matricola.
E soprattutto può contenere il fenomeno della maledizione del vincitore, che avviene quando una persona è disposta a pagare un bene o un titolo in asta più del suo valore effettivo.
Sui comportamenti messi in atto per la paura di questa maledizione, gli economisti statunitensi Robert Milgrom e Paul Wilson sono stati insigniti del premio Nobel lo scorso settembre.
La motivazione: perché le aste, luogo dove la domanda e l’offerta si incontrano “influenzano la nostra vita quotidiana“.